Inizia il 16 maggio, da Rimini, il cammino lungo “La via di Francesco” che si concluderà a Roma in occasione del 14 giugno. L’iniziativa, legata al Fil Rouge, è promossa dalle sedi Comunali di Avis, ADMO e AIL
C’è un posto, in provincia di Arezzo, immerso nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. È un luogo particolarmente significativo, in particolare per le persone di fede cattolica. Il Santuario de La Verna è dove, nel 1224, San Francesco ricevette le stigmate. Da qui inizia un percorso di circa 500 chilometri che unisce i luoghi più significativi del santo di Assisi: “La via di Francesco”. Arriva fino a Roma ed è possibile percorrerla in bicicletta, a cavallo oppure a piedi. Per chi decide di intraprenderlo, non si tratta di un viaggio come gli altri: è un’esperienza profonda, “povera”, legata alla figura del pellegrino. Un modo per ripercorrere la storia di San Francesco e riscoprire i valori di amore, fratellanza e solidarietà.
Proprio questo cammino è stato scelto dall’Avis Comunale di Rimini, insieme alle sedi locali di ADMO e AIL, per organizzare la “Staffetta della solidarietà”. Si tratta di un percorso che, partendo dalla località romagnola il prossimo 16 maggio, porterà i volontari che lo intraprenderanno fino a Roma. Un’iniziativa, legata al Fil Rouge, proprio per celebrare la Giornata mondiale del donatore, visto che l’arrivo nella Capitale è previsto per il 14 giugno. Ma come è nata questa idea? «Con le altre associazioni stavamo cercando qualcosa che mettesse in collegamento la nostra città con Roma, la Capitale della cristianità – spiega Pierfrancesco Bruno, volontario dell’Avis Comunale di Rimini – Io sono appassionato di cammini, avendo fatto per due volte anche quello di Santiago de Compostela, quindi abbiamo deciso di dare vita a questo progetto».
L’obiettivo è quello di stimolare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’importanza della donazione, che sia di sangue, plasma o midollo, e del principio di solidarietà che la contraddistingue. Partecipazione, cittadinanza attiva e amore per il prossimo sono i valori cardine non solo del volontariato, ma dello spirito cristiano stesso. In un periodo in cui il Covid ha aperto ferite profonde nello strato economico, politico e sociale del Paese, ecco che anche il mondo del terzo settore vuole fare la sua parte: «L’idea è quella di adottare gli strumenti più umili e semplici usati dai pellegrini per testimoniare i principi in cui crediamo nei territori che attraverseremo – racconta Bruno – Territori in cui le Avis locali rappresenteranno preziosissimi compagni di viaggio e non solo». In virtù di un rapporto che, proprio a Rimini, dura da tempo, per questa iniziativa AVIS, ADMO e AIL hanno anche voluto realizzare un simbolo unico: «Con i nostri volontari andiamo nelle scuole del territorio, per formare e informare i giovani. In molti casi sono proprio gli studenti a chiederci cosa devono fare per diventare donatori e quindi noi li accompagniamo a fare le analisi di rito e, in caso di esito positivo, li guidiamo verso la prima donazione. Un approccio che ci porta, in media, a registrare ogni anno circa 300 nuovi donatori».
Il cammino inizierà da Rimini, dal piazzale antistante il Duomo Malatestiano, domenica 16 maggio. Ma perché si chiama “staffetta”? «Il programma prevede che, a partire dalla tappa di La Verna (la 5ª del cammino prevista per il 20 maggio, ndr), gli accompagnatori che mi seguiranno si alternino – spiega – nei fatti significa che percorrerò ogni tappa con un compagno di viaggio diverso». Un percorso sviluppato in stretto contatto con le varie diocesi, visto che saranno quattro le Regioni attraversate (Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio) per 30 tappe, e al termine del quale verrà realizzato un docufilm con il materiale video e fotografico che sarà prodotto nel corso del viaggio: «La nostra intenzione è quella di raccontare il cammino, ma di intervallare le immagini con interventi di medici che parlino della donazione e spieghino il suo valore dal punto di vista scientifico. Vedremo se poi riusciremo a diffonderlo nelle scuole per contribuire a promuovere la cultura del dono».
La tappa conclusiva è Roma, il 14 giugno, nella chiesa di San Bellarmino, nel quartiere Parioli. Un luogo significativo perché è la parrocchia a cui, per così dire, “appartiene” Papa Francesco, visto che quando venne nominato cardinale, il 21 febbraio 2001, Bergoglio si recò lì per prendere possesso del titolo: «Alle 17 sono previste le celebrazioni per la Giornata mondiale del donatore – conclude Bruno – un momento di condivisione e di festa in cui l’Avis Comunale di Roma farà da padrona di casa per l’organizzazione generale. Sarà il modo più bello per ribadire quanto questa data sia importante per tutti noi».