Francesco è un insegnante e socio dell’Avis Comunale di Martina Franca. Nei giorni scorsi ha accompagnato Gabriele, un suo studente, che dopo aver ascoltato la sua esperienza ha deciso di donare per la prima volta
Parafrasando la famosa locuzione latina di Cicerone, potremmo dire “Schola magistra vitae” (in italiano “La storia è maestra di vita”). Sì, perché quella che raccontiamo qui è in effetti una storia in cui l’ambiente scolastico, il confronto tra insegnanti e studenti, l’educazione civica e l’importanza di fare qualcosa per gli altri giocano un ruolo fondamentale.
Francesco Lorusso è un professore originario di Martina Franca, in provincia di Taranto, della cui Avis Comunale è socio donatore. Vive con la famiglia a Polignano a Mare, in provincia di Bari. Insegna nel laboratorio di informatica dell’Istituto di istruzione superiore statale “Luigi Dell’Erba” di Castellana Grotte: qui, come in molte altre scuole del Paese, nell’ambito delle attività di educazione civica vengono organizzati incontri con le associazioni del territorio per promuovere e sensibilizzare i giovani sul tema della donazione. «Ogni volta i volontari spiegano a ragazze e ragazze cosa significa compiere questo gesto, come si inizia e perché è importante farlo – spiega – io stesso, donando da oltre dieci anni, ogni volta porto la mia esperienza agli studenti, confessando anche quelle che erano le mie paure iniziali». L’ago e la vista del sangue non fanno simpatia a molti e nemmeno allo stesso Francesco: «Fu un mio amico, già donatore, a convincermi, ma facevo resistenze perché quando ero piccolo dovetti sottopormi a un intervento chirurgico: prima dell’operazione fu necessario farmi un prelievo di sangue e io, nel vedere tre piccole fiale che si riempivano, svenni. Quindi mi dicevo: se mi è capitata una cosa del genere per così poco, figuriamoci per una sacca». E invece non è stato così.
La donazione è parte integrante della sua vita, tanto da essersi fidanzato con una ragazza, poi divenuta la sua attuale moglie, anche lei donatrice. Questa condivisione di sensazioni e paure iniziali è stata preziosa nell’incontro a scuola con i ragazzi: «Le giornate di promozione sono organizzate con le classi quarte e quinte – racconta – e proprio al termine di una di queste un ragazzo, Gabriele (18 anni lo scorso 26 giugno, ndr), mi chiede come deve fare per iniziare». Francesco si mobilita subito: lui stesso, da quando ha iniziato nel 2011, ogni volta va a donare con un gruppo di amici perché, come dice, «ogni seduta viene poi usata come alibi per stare insieme, divertirsi e mangiare qualcosa in compagnia. Ecco perché ho detto a Gabriele che sarebbe potuto venire con noi». E così è stato.
E un po’ come l’esperienza del professore è stata decisiva per smuovere gli studenti, così il “battesimo” di Gabriele e la condivisione sui social della sua prima donazione, è stata la spinta per altri suoi amici e compagni di scuola che ora hanno deciso di farsi avanti: «Il timore può starci, è normale, ma è importante capire cosa c’è dietro alla donazione. Gioia, condivisione e consapevolezza che si sta facendo qualcosa di speciale non solo per gli altri, ma anche per sé stessi. Mi auguro – conclude Francesco – che Gabriele sia solo il primo di una lunga serie di ragazze e ragazzi che decidono di intraprendere questo percorso. Promuovere e sensibilizzare alla solidarietà serve a questo, altrimenti è inutile».
Ad oggi gli amici di Gabriele pronti a farsi avanti sarebbero una decina: il professore è pronto ad accompagnarli.